Appartenente alla nobile famiglia dei Poerio, Falco si ritirò ben presto a vita monastica presso il convento di Santa Maria di Pesaca in Taverna, dove viveva una comunità di monaci basiliani guidati dall’abate Ilarione. In seguito ai saccheggi e alle devastazioni operate dai Saraceni intorno al 980, Falco ed altri sei confratelli, guidati dall’abate Ilarione, partirono alla volta di luoghi più sicuri in cui potersi dedicare alla loro vita ascetica: approdarono così nella valle dell’Aventino, in Abruzzo, e si insediarono nella rocca di Prata, fra Casoli e Civitella Messer Raimondo; vi fondarono un piccolo monastero in cui vivevano secondo una regola di rigida austerità, cibandosi di erbe e pregando.
Alla morte di Ilarione Nicola Greco, fra i sei rimasti, divenne abate della piccola comunità che si recò in pellegrinaggio a Roma: in prossimità del Lago Fucino liberarono dal possesso sette indemoniati.
Alla morte dell’abate Nicola la piccola comunità si sciolse e ciascun monaco intraprese la sua strada: ciascun santo si legò ad una località abruzzese, San Rinaldo a Fallascoso, San Franco a Francavilla, Santo Stefano il lupo venne sepolto presso l’eremo di Santo Spirito a Maiella, San Giovanni diede il nome a Rocca San Giovanni e le spoglie di San Nicola Greco vennero portate a Guardiagrele. La storia di San Falco si legò invece a quella della comunità di Palena: morto Nicola egli decise di tornare a Roma. Giunse a Palena sul limitare del giorno, cercò di attraversare il guado del Monte Coccia ma le forze gli mancarono e decise di fermarsi. Subito in paese si sparse la voce della presenza di questo monaco, al cui arrivo, molti spiriti maligni erano scomparsi. Falco non andò più via da quella montagna, visse in un piccolo romitorio godendo del rispetto e della devozione di tutta la comunità palenese: fu qui che la morte lo colse in un non meglio precisato anno dell’XI secolo. Le sue spoglie vennero trasportate nella chiesa di S. Egidio dove rimasero, sepolte, fino alla loro traslazione nella chiesa dedicata a lui e a Sant’Antonino Martire nel 1383: molti furono i miracoli che si compirono davanti alle spoglie del Santo.
Esse uscirono illese dai violenti terremoti che scossero la terra di Palena: a seguito della terza riedificazione dell’edificio il cranio di San Falco venne collocato nel busto reliquiario di Domenico Capozzi, mentre il resto delle spoglie venne collocato all’interno di due teche esposte alla devozione dei fedeli.
Appartenente alla nobile famiglia dei Poerio, Falco si ritirò ben presto a vita monastica presso il convento di Santa Maria di Pesaca in Taverna, dove viveva una comunità di monaci basiliani guidati dall’abate Ilarione. In seguito ai saccheggi e alle devastazioni operate dai Saraceni intorno al 980, Falco ed altri sei confratelli, guidati dall’abate Ilarione, partirono alla volta di luoghi più sicuri in cui potersi dedicare alla loro vita ascetica: approdarono così nella valle dell’Aventino, in Abruzzo, e si insediarono nella rocca di Prata, fra Casoli e Civitella Messer Raimondo; vi fondarono un piccolo monastero in cui vivevano secondo una regola di rigida austerità, cibandosi di erbe e pregando.
Alla morte di Ilarione Nicola Greco, fra i sei rimasti, divenne abate della piccola comunità che si recò in pellegrinaggio a Roma: in prossimità del Lago Fucino liberarono dal possesso sette indemoniati.
Alla morte dell’abate Nicola la piccola comunità si sciolse e ciascun monaco intraprese la sua strada: ciascun santo si legò ad una località abruzzese, San Rinaldo a Fallascoso, San Franco a Francavilla, Santo Stefano il lupo venne sepolto presso l’eremo di Santo Spirito a Maiella, San Giovanni diede il nome a Rocca San Giovanni e le spoglie di San Nicola Greco vennero portate a Guardiagrele. La storia di San Falco si legò invece a quella della comunità di Palena: morto Nicola egli decise di tornare a Roma. Giunse a Palena sul limitare del giorno, cercò di attraversare il guado del Monte Coccia ma le forze gli mancarono e decise di fermarsi. Subito in paese si sparse la voce della presenza di questo monaco, al cui arrivo, molti spiriti maligni erano scomparsi. Falco non andò più via da quella montagna, visse in un piccolo romitorio godendo del rispetto e della devozione di tutta la comunità palenese: fu qui che la morte lo colse in un non meglio precisato anno dell’XI secolo. Le sue spoglie vennero trasportate nella chiesa di S. Egidio dove rimasero, sepolte, fino alla loro traslazione nella chiesa dedicata a lui e a Sant’Antonino Martire nel 1383: molti furono i miracoli che si compirono davanti alle spoglie del Santo.
Esse uscirono illese dai violenti terremoti che scossero la terra di Palena: a seguito della terza riedificazione dell’edificio il cranio di San Falco venne collocato nel busto reliquiario di Domenico Capozzi, mentre il resto delle spoglie venne collocato all’interno di due teche esposte alla devozione dei fedeli.